sabato 24 dicembre 2016

Il mio Natale




Il mio Natale

Il mio Natale canta  
con voce di bambino
coi palmi delle mani
vuoti e rivolti al cielo,
a un pensiero divino,
ad implorare pace.
Il mio Natale cerca
negli occhi della gente
briciole di speranza,
amore e compassione
per chi non ha più niente,
cerca piccoli avanzi. 
Il mio Natale piange
per dolce commozione
se ascolta una canzone
appena sussurrata
dietro la timidezza
di un bimbo piccolino.
Il mio Natale anziano
ricorda con dolcezza
cene frugali e pranzi
colmi del necessario
per stare bene insieme,
stringendosi la mano.
Il mio Natale chiede
al giovane Natale
che scappa via veloce
nascosto nell’iphone
un regalo speciale:
- Fammi gli auguri a voce…-


Sara Ferraglia

sabato 17 dicembre 2016

martedì 29 novembre 2016

Una goccia di niente


Una goccia di niente

C’era una volta un saggio potente
che in mano aveva una goccia di niente.
Solo, abitava nell’immensità,
senza montagne, né mari e città.

Guardò la goccia con gran tenerezza,
le donò un soffio, una tremula brezza…
e allora tutto fu in lei concentrato,
anche se ancora non era creato.

C’erano i cieli, le acque ed i monti,
piante, animali e fiori già pronti.
C’erano occhi di bimbi innocenti,
c’eran la pioggia, la neve ed i venti.

Lasciò la goccia cader dalla mano
e la guardò scivolare lontano,
finchè raggiunse una stella piccina
che cominciò a brillar più di prima.

Intorno alla luna e al sole danzò
finchè immensa lei diventò.
Fu un’esplosione di luce, un boato
e l’universo così fu creato.


Poesia scritta insieme alla mia nipotina Claudia, 6 anni, che ha immaginato così la creazione dell'universo.

La poesia si può leggere anche qui:
http://masferrario.blogspot.it/2016/12/sguardi-poietici-una-goccia-di-niente.html




lunedì 17 ottobre 2016

Ti seguo con il cuore ed il pensiero



Ti seguo con il cuore ed il pensiero
nel lungo viaggio che tu hai  intrapreso.
T’immagino leggera sul sentiero,
esile e luminosa, senza peso.
Il nostro incontro è stato come brezza,
parentesi di vita allegra e breve,
tu che indossavi sempre la bellezza…
che il respirare ora ti sia lieve.
Eterea dolce amica cristallina,
partita per un dove a me ignoto
sai, la tua voce fresca, da bambina
colmerà sempre quel tuo posto vuoto.

A Marisa

( Sara Ferraglia )


mercoledì 5 ottobre 2016

6 anni


5 ottobre 2016

Vorrei riuscire a fissare nei versi
i tuoi momenti speciali, i più tersi.
Quelli che non torneranno mai più,
gesti, espressioni che hai solo tu.

Come, ad esempio, felicità pura
nel dimostrar la tua prima lettura,
da sparse parole, disarticolate
le frasi compiute si sono formate.

Ai tuoi sei anni ti ha accompagnato
quella canzone che hai tanto ballato:
“Mira Sofia” per tutta l’estate
e contorsioni un po’esagerate!

E la tua breve risposta sincera
quando la gente curiosa chiedeva:
“Andrai a scuola, ti piace già un po’?”
Tu sorridevi e dicevi “Non so”.

Con quanto orgoglio poi ci hai mostrato
che ad allacciare le scarpe hai imparato.
Piccola esperta di nodi e di fiocchi,
grande la gioia nei dolci tuoi occhi.

Piccolo amore, bellezza autunnale
in questo giorno, che hai reso speciale,
un solo augurio caldo e gioioso…
che il tuo futuro sia lungo e radioso.

( Sara Ferraglia )

martedì 4 ottobre 2016

4 ottobre 1954


4 ottobre 1954

Quel quattro d’ottobre il cielo com’era?
L’odore del mosto nell’aria c’era?
Saliva già la nebbia dal piano,
su fino al Monte di Mulazzano?

Si preparava nell’unica stanza
lavando il viso nell’acqua del secchio,
nemmeno quella in abbondanza
Giusto quel tanto per farle da specchio.

Lui, che veniva da Langhirano
in fresco di lana un vestito comprò
e con un’auto di seconda mano
verso la chiesa si avventurò.

Fecero un viaggio di nozze in riviera.
Resta una foto, abbracciati, di sera
a ricordare il momento più bello…
poi tutto il resto… a Pastorello.

Per raccontare di figli ed imprese
non basterebbe né un giorno né un mese
e per le gioie, fatiche ed affanni
servono altri… 62 anni!

( Sara Ferraglia )

giovedì 15 settembre 2016

Il grembiulino bianco



Il grembiulino bianco

Ho comprato per te due grembiulini
di cotonina, bianchi
con il tuo nome in rosa sui taschini
per quella prima volta,
che, inconsapevolmente assorta,
siederai fra i banchi.
Mi si è gonfiato il cuore di emozione
tastando quel tessuto di cotone
e ho cercato una fotografia,
quella della tua mamma sul balcone,
anch’essa col suo bianco grembiulino
alle otto di quel primo mattino.
Lei, fra i capelli un alito di vento
e sullo sfondo rami di gaggìa;
ho nelle orecchie ancora la sua voce
mentre tornano a galla le emozioni.
Ne è passato di tempo…
Piano…la vita è scivolata via,
piena e distesa come un fiume lento
- con onde lunghe, senza esondazioni -
che è giunto, infine, a questa immensa foce.

A Claudia, primo giorno di scuola
15 settembre 2016


lunedì 22 agosto 2016

Tu sei felice, amore?



Tu sei felice, amore?

Ho chiesto a Claudia, la mia nipotina
di cinque anni appena
Tu sei felice, amore?
Lei ha sorriso, tenera bambina
- mirtilli a bocca piena -
disegnando nell’aria un grande cuore.

La seconda domanda approfondiva…
Ma la felicità cos’è piccola stella?
E’quando son contenta
- intanto i suoi mirtilli lei finiva –
con i miei genitori e mia sorella,
che se l’abbraccio stretta s’addormenta.

Ma poi la vita cessa d’esser gioco,
anche la leggerezza si esaurisce.
Feriti, sopraffatti dal dolore,
da falsi miti e inutili bisogni
si sogna, a volte, di tornar bambini…
Si dice che a un bambino basti poco
per essere felice
ma è forse poco vivere d’amore?

( Sara Ferraglia )

Poesia vincitrice
Premio  Nazionale "Un sorriso per gli anziani"
Terza edizione - 2016  


mercoledì 6 luglio 2016

Solo deformazione professionale



Solo deformazione professionale

Comprai un orto, un piccolo quadrato,
che poi ho recintato
per farlo mio soltanto
e lì vicino, accanto
alle verdure e ai fiori
una casetta e un prato,
che poi ho recintato;
si vedeva da fuori
quanta bellezza c’era
e mia soltanto era!
Ho recintato pure
la cuccetta del cane,
che qualcuno da fuori
non gli porti via il pane.
E voi, occhi stranieri,
che mi state a guardare,
leggo i vostri pensieri...
A tutti voi che siete
senza casa e lavoro:
io che ci posso fare
se sono fortunato?
Vi potrei recintare
una biolca di prato
sulla riva del fiume
un pochino isolato…
“Concertina” si chiama
la rete adatta a voi,
la vostra sicurezza è garantita.
Chi, come me, vi ama
tiene alla vostra vita!
Ho lavorato anni
in una zincheria
che produceva reti.
Tu, nero, mettiti nei miei panni,
la tua rabbia si cheti,
fammi dire la mia!
Se mi son recintato anche il cervello
non è per egoismo
o chiusura mentale,
né per patriottismo,
solo deformazione professionale.

( Sara Ferraglia )


giovedì 30 giugno 2016

La parola ripetuta

( Nicoletta Belletti )

La parola ripetuta

Potesse la parola scivolare
sottile dalle labbra, come foglia
nell’acqua di un ruscello
e giungerti leggera fino al cuore
- ben oltre la sua soglia -
per augurarti tutto il tempo bello.

Un tempo senza strappi né dolore,
un tempo di sollievo e di certezze,
che il ritmo suo rallenti,
che ti avvolga morbidamente il cuore
con mani che regalano carezze,
con sogni belli quando ti addormenti.

Potesse la parola scivolare
sbocciando sulle labbra come un fiore…
sarebbe un fiore rosso da annusare,
una parola in rima col mio cuore.

( Sara Ferraglia)

martedì 10 maggio 2016

Sconosciuta grafia



Sconosciuta grafia

Forse la donna legge il Corano?
Regge con la mano
sconosciuta grafìa
di preghiera o poesia.
Ha dita perlate e sottili
e un velo di lucidi fili
di seta quasi trasparente.
- Questa è la “Sura Aprente…”-
Lo sguardo triste e nero
sorride al mio pensiero
annullando distanze,
sospetti e diffidenze.
- Nel nome di Dio, il Compassionevole,
il misericordioso – la voce fievole
come battito d’ala
recita la basmala.
Qui, sedute in corsia,
la sua pena è la mia.
Pietà, misericordia e compassione
non hanno lingua, né hanno religione.

( Sara Ferraglia )


Menzione d'onore Premio "Cittadellapoesia" 2016 
Sezione a tema : La Misericordia
La cerimonia di premiazione avrà luogo sabato 14 maggio 2016 – ore 15 presso la sala conferenze Dell’“Istituto Missioni Estere” – V. le San Martino, 8 – Parma

venerdì 6 maggio 2016

Coglievamo fiordalisi





 Coglievamo fiordalisi

Coglievamo fiordalisi
nei campi di frumento,
papaveri e bianche stelle
dall’odore pungente
non ricordo se d’aglio o di cipolla.
Li portavamo a casa per le madri,
fra le dita stretti a mazzolino.
Avevamo carezze di rovi sui visi
arrossati dal sole e dal vento
e pensieri a tracolla
colorati e leggiadri.
Quegli strappi improvvisi
sulle vesti più belle,
la vernice sbucciata di una scarpa
e le labbra dipinte di more,
come trucco innocente,
al ritorno da Messa
ci costavano sguardi severi
e l’incauta promessa
di non farlo mai più
“per non far dispiacere a Gesù”.
Noi, lo sguardo sui piedi,
non dicevamo niente.
Gettavamo via i fiori,
quel regalo mancato,
nostro pegno deluso
che moriva appassito.
Ci vuole così poco
a falsar la coscienza di un bambino,
a volte basta un gioco.

( Sara Ferraglia )

Menzione d'onore Premio "Cittadellapoesia" 2016
Sezione Tema libero

La cerimonia di premiazione avrà luogo sabato 14 maggio 2016 – ore 15 presso la sala conferenze Dell’“Istituto Missioni Estere” – V. le San Martino, 8 – Parma


lunedì 11 aprile 2016

Bambino sull'autobus



Bambino sull’autobus

A che pensi bambino,
dai curiosi occhi neri
fisso nel passeggino,
fra gli adulti alti e seri?
Sei attratto bambino
dalle luci riflesse sui visi,
fredde luci di un telefonino.
Tu sorridi, li chiami ed insisti…
Per uno che risponde ai tuoi sorrisi
mille altri non si accorgono che esisti.
Non cercarli bambino.
Se mi siedo vicino
ecco, vedi? Basta poco…
“Bella manina, dove sei stata?
Dalla nonnina
Cosa ti ha dato?
Pane e ciccina…
gratta gratta la bella manina!”
E’ questo un vecchio gioco
che faceva mia nonna con me.
Ti scalda come il fuoco
e lo regalo a te.


( Sara Ferraglia )

martedì 5 aprile 2016

Vorrei


Vorrei

Vorrei qualcuno che mi sbuccia la frutta
e me la offre a pezzettini
in una ciotolina
come fossi bambina.
Vorrei dormire raggomitolata
sotto una coltre di lana
in posizione fetale
senza sentir la schiena che fa male.
Vorrei una voce, la sera,
che mi legge un romanzo
mentre fuori urla il vento
fino a che mi addormento.
Credere a Babbo Natale, alle renne,
alle slitte nel cielo, alla Befana
con la sua scopa e la sua sottana.
Vorrei tante cose che, a dirla tutta,
piacciono alla mia nipotina.
Che vuoi farci?
E’ la vita così…una ruota che gira.
Quando il cerchio si chiude
io divento una nonna-bambina.

( Sara Ferraglia )


sabato 26 marzo 2016

Viadellebelledonne riprende le pubblicazioni

Una bella sorpresa, il giorno del mio compleanno, è stata la mail di Antonella Pizzo, fondatrice e curatrice del blog letterario Viadellebelledonne, che annunciava la riapertura di questo amatissimo spazio.
Ben ritrovate tutte e buon lavoro, ciascuna con i propri tempi!

2016-03-25-10-23-20-399261216

Once upon a time o meglio c’era una volta una lumaca che si chiamava Lumaca e viveva in un paese che si chiamava Paese del Dente di Leone, insieme ad altre lumache che si chiamavano Lumache anch’esse. In questo paese tutte le lumachine, lente, appunto, come si conviene a delle vere lumache, conducevano senza alcuna identità una vita lenta e abitudinaria. Un giorno la lumachina comincia a porsi delle domande alquanto scomode, vuole sapere perché le lumache sono tutte così lente, perché si chiamano tutte lumache e a cosa serve la lentezza. Così si avventura fuori dal tranquillo prato e comincia un viaggio. Durante il viaggio fa la conoscenza della saggezza, rappresentata da un saggio gufo e della memoria, rappresentata da una vecchia tartaruga. La lumachina affronterà innumerevoli pericoli, conoscerà gli uomini che non camminano con le loro gambe ma si avvalgono per gli spostamenti di velocissimi mezzi che hanno ruote e fanali e che corrono su strade asfaltate che possono distruggere il pacifico Paese del Dente di Leone. La lumachina, così, torna sui suoi passi, capisce l’importanza della lentezza, salva le proprie compagne dai pericoli della tecnologia e si guadagna il desiderato nome di Ribelle. Arrivando alla conclusione che la lentezza fine a se stessa e l’abitudine non bastano a raggiungere la felicità, anzi al contrario, occorre che ciascuno di noi si realizzi in modo concreto immergendosi criticamente e attivamente nella realtà che ci circonda, anche a costo di pericoli e sacrifici. Per cui occorre essere curiosi, saggi, e senza mai dimenticare il passato. Questa è più o meno la trama della Favola di Luis Sepulveda “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” edito da Guanda un paio di anni fa.
Così ha dichiarato lo stesso Sepulveda “Io difendo il ritmo umano: il tempo preciso, né più né meno, che serve per fare le cose per bene. Per pensare, per riflettere, per non dimenticare chi siamo.” Per chi vuole approfondire il tema della lentezza:
– “Elogio della lentezza” di Lamberto Maffei edito da il Mulino dove si esorta l’uomo a condurre una vita non di corsa ma a soffermarci sulle piccole cose e dedicarci al pensiero lento e razionale che aumenta la creatività e l’immaginazione.
“In un mondo che corre vorticosamente, con logiche spesso incomprensibili, il problema della lentezza si affaccia alla mente con prepotenza come una meta del pensiero” dalla copertina;
– La lentezza di Milan Kundera edito da Adelphi
Ci siamo riposate abbastanza, sospendiamo la sospensione delle pubblicazioni e riprendiamo a pubblicare senza affanno e con i nostri tempi, speriamo tempi lenti.

mercoledì 16 marzo 2016

Giovedì 17 marzo, un’interessante esperienza “estetico-affettiva”.



Maria Rita Briselli, mia carissima amica dei tempi dell’adolescenza, ora bravissima insegnante presso l’Istituto Statale Comprensivo di Lesignano, mi ha invitata a parlare di poesia con alcuni ragazzi delle elementari e delle medie. Abbiamo scelto insieme alcune mie poesie e confido in un vivace scambio “estetico-affettivo”, per dirla con le sue parole. Per non essere fraintesa, data la barbarie culturale dei nostri giorni, preferisco precisare il concetto di “estetica”.
Estetica Dal gr. αἴσϑησις «sensazione», «percezione», «capacità di sentire», «sensibilità». Ciò che tale termine innanzitutto indica è quel particolare tipo di esperienza che ci capita di fare quando giudichiamo ‘bello’ qualcosa, per es., un’opera d’arte, ma anche un oggetto, un individuo, un paesaggio naturale. L’esperienza estetica, in questo caso, consiste proprio nel fatto che ‘qualcosa’ cattura la nostra attenzione, producendo in noi, in modo del tutto inspiegabile e imprevedibile, emozioni e stati d’animo molteplici. 
Ciò detto spero che, dopo questo pomeriggio insieme, delle mie poesie rimanga ai ragazzi un po’ di “pulviscolo di versi sul petto e sulle braccia”.


domenica 13 marzo 2016

Insonnia


Insonnia 

Stanotte non riesco a fermare i pensieri.
Ho il cuore che bussa con forza alla testa,
il sangue che corre su lunghi binari
dai piedi ai capelli da sinistra a destra.
La cena con gli amici
Il Maestro e Margherita
Le bimbe sulla neve
I giorni più felici
La lunga passeggiata
Dolore sordo a un piede
Migranti nelle tende
La Pasqua s’avvicina
L’ufficio che mi attende
Ricette di cucina
Il sonno non mi prende
L’estate ai monti o al mare
Capelli da tagliare…
Eppure il silenzio mi fa compagnia
insieme al respiro che dorme al mio fianco.
Ascolto la notte che scivola via
perdendo ogni ora quel nero suo incanto.
Poi l’alba mi coglie a fermare un frammento
di un sogno tardivo che vuole sbocciare.
Un cane che abbaia, guaisce…un lamento.
C’è un raggio di luce che chiede di entrare.

( Sara Ferraglia )

giovedì 21 gennaio 2016

Essere glamour!


Ma tutte quelle nude cavigliette,
alcune  liscie, altre pelosette
quando il mercurio scende sotto zero
si sentiranno “glamour” per davvero?
Treman le gambe dentro ai pantaloni
di questi modaioli un po’coglioni!

( Sara Ferraglia )