mercoledì 19 dicembre 2007

Il presepe dal mare




Il Presepe dal mare

S’infrangono sul molo come onda
brandelli di stanchezza e di speranza
Già diafana è la luna e l’alba avanza
illuminando ombre sulla sponda.

Siete approdati qui occhi stranieri
che v’insinuate oltre il mio orizzonte
nei solchi delle rughe sulla fronte
celando il mare mosso dei pensieri.

S’accende una lampara fra i marosi
stella cometa per viandanti persi
traccia che unisce mille e più universi
luce che parla a volti silenziosi.

Parole ignote su labbra di sale
or sfumano nel grido dei gabbiani
Sorride un bimbo a un battito di mani
ed è un messaggio dolce e universale

Sei giunta fino a me anima in viaggio
attraversando la tua oscura notte
Uomini uguali sulle stesse rotte
orme noi siamo in strade di passaggio

( Lampedusa, uno sbarco a Natale )


Sara Ferraglia





(Poesia II classificata alla IV edizione del premio "Il Presepe" - Pesche ( IS) dicembre 2007)

Motivazione della Giuria:


Il Secondo premio viene assegnato a Sara Ferraglia, di Parma, per il testo “Il presepe dal mare” con la seguente motivazione: «Il titolo “Il Presepe dal mare” è chiarito dal sottotitolo “Lampedusa, uno sbarco a Natale”. Sei quartine di endecasillabi regolari a rima incrociata in cui troviamo piú che un senso di solidarietà verso “viandanti persi” per i quali una lampara costituisce una stella cometa verso un presepe/terra della speranza, una meditazione sulla nostra avventura esistenziale. Il viaggio di speranza di immigrati si universalizza negli ultimi due versi, dove tutti noi, elementi dell’umanità, diventiamo “orme” “in strade di passaggio”»









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mercoledì 12 dicembre 2007

Auguri con un canto lieve


Auguri con un canto lieve

Auguri alla luna 
Che stasera si adagia 
Stanca su quel tetto
 E guarda il firmamento 
Auguri bianchi e d’argento 
 Auguri anche al vento 
E a quel bosco vecchio
 E alle voci lontane 
Che nel cuore sento 
Auguri all’odore del muschio
 Auguri alle stelle 
In questa notte fredda 
Al gelo e alla delicata neve 
Che le rende più belle 
Auguri a tutti con un canto lieve.

( Sara Ferraglia)

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domenica 2 dicembre 2007

Il Natale del 1960

Il Natale del 1960

C’era un angolo vuoto nella stanza.
 Piccolo spazio dei miei anni belli
 E il gelo ricamava con costanza 
Sui vetri freddi lunghi ritornelli 
 Nel catino di zinco lei lavava
 Usando cenere e solo la sua mano
 E quando in casa stanca rientrava 
Gliela stringevo e la scaldavo piano 
 A quel Natale mancava solo un giorno 
Ed i miei occhi ad aspettar magìa
 Guardavo nella stanza tutt’intorno
 Cercando l’albero con la fantasia 
 Poi lui entrò, bianco per la neve 
Con l’alberello piccolo così 
Ricordo ancora quel suo bacio lieve
 E l’angolino vuoto si riempì 
 Colmo di caramelle e mandarini 
Ma sfavillante come il sol d’agosto
 Non c’eran luci, fili e palloncini
 Ma solo tanto amore lì in quel posto 
 Angolo vuoto ora nella stanza 
Immenso spazio del ricordo vecchio 
Dove il gelo ricama con costanza
 Rughe sul volto fisso nello specchio

(Sara Ferraglia)

( Menzione speciale CONCORSO DI POESIA ONDA D'ARTE 2005 Ceriale- SV)

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Il presepe capovolto

Il presepe capovolto.

Il mio presepe avrà stelle sul prato 
Stelle cadute ma brillanti ancora 
Calde come una lacrima che implora 
Pace per un bambino appena nato. 
 Il mio presepe avrà cielo di dune 
Un uomo nudo all'ombra del palmizio 
Sarà com'era il mondo dall'inizio 
Quando guidavan tutto soli e lune. 
 Porterà doni in mano chi avrà tolto 
Al sud del mondo stanco e depredato
 I più umiliati avranno voce e fiato 
Il mio sarà un presepe capovolto

. Sara Ferraglia

( II^ classificata alla V edizione del concorso "Il Presepe" - Pesche (IS) - dicembre 2005)
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sabato 17 novembre 2007

Donna dell'est

Donna dell’est

Sei venuta da molto lontano 
sulle ali d’un fragile sogno.
 Nei capelli l’odor del tuo vento 
mentre stringi la diafana mano 
di chi della tua forza ha bisogno
 e non pensa al tuo dolce tormento. 
 Hai lasciato la strada sterrata
 la finestra graffiata dal ghiaccio 
la dispensa ricolma di niente.
 Quella notte serena e stellata 
c’era tutto nell’immenso abbraccio
 la speranza, la terra e la gente. 
 Ad un corpo che il tempo ha piegato 
a una mente che non può ascoltare 
a quegli occhi perduti nei tuoi
 tu racconti d’un tempo passato
 di un paese che non puoi scordare
 del futuro migliore che vuoi. 
 Sei venuta da molto lontano 
sulle ali di un falso miraggio 
sulle labbra il sorriso ormai spento
 di chi vuole lasciar quella mano, 
di chi sente mancare il coraggio, 
guardi ad est poi ti perdi nel vento. 

 ( a una badante ) 

                                                                                   ( Sara Ferraglia ) 

( Menzione speciale Premio Citta' di Giungano ( Sa ) settembre 2007)

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lunedì 12 novembre 2007

Corvi


Corvi

Lottarono i corvi per l’ultimo seme
 Nell’arido campo che autunno bagnava
 E vinse il più forte di becco e di ali 
In uno rimase la fame ma insieme 
Tornarono al cielo che notte oscurava
 Compagni di caccia ma eterni rivali.

( Sara Ferraglia, autunno 2006 )

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giovedì 1 novembre 2007

Ricordare

Il giorno dei morti 

Non vorrei ricordarti con fiori, 
con parole e saluti distratti. 
Non vorrei tutti questi rumori, 
questi suoni così rarefatti. 
 Siamo qui in silenzio raccolti 
sta dicendo una voce sul fondo 
siamo qui a pregar per i morti
 ma un mercato mi sembra lo sfondo. 
 Alzo gli occhi a guardar il tuo volto 
su quel gelido marmo lucente 
e il tuo sguardo profondo ed assorto 
sembra dirmi che c’è troppa gente. 
 Io ti tengo sepolta nel cuore, 
io ti parlo nella notte scura. 
Hai ragione,c’è troppo fragore, 
esco in fretta dalle fredde mura. 
 E nel prato qui fuori ti sento, 
sei dell’albero il lieve sospiro, 
sei la dolce carezza del vento
 sei nell’aria che adesso respiro.

( Sara Ferraglia, novembre di tutti gli anni )

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martedì 23 ottobre 2007

Il Poeta


“Il poeta scrive perché si compia il destino della parola che è quello di essere ascoltata” (M.Luzi)

Il vecchio poeta 

 Poeta forse sono 

se la neve sull’albero adagiata, 

la silenziosa neve 

voglio toccare lieve?

 E per un attimo tornar bambino

 col fuoco allegro nel camino

 che racconta mistero

 nero? 

e aspetto per un mese che sbocci l’orchidea

 e vedo la bellezza mentre nasce

 e l’accarezzo con la mano piano? 

Poeta forse sono? 

No soltanto uomo

e il mio passar non segna traccia 

Lui, poeta davvero

 le sue orme ha lasciato nella neve 

affinchè parli il silenzio

 e l’inutile taccia.

 ( dedicata a Mario Luzi )

(Sara Ferraglia , febbraio 2005)

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mercoledì 17 ottobre 2007

Il tempo del riposo e dell'ascolto

Il tempo del riposo e dell’ascolto. 

Ascolta, voglio amarti adesso 

che i filari son pieni d’oro e d’ametista 

e le foglie d’argento fra i capelli 

disegnano l’inverno che verrà. 

Ascolta, voglio dirti adesso

 le parole che nei solchi della terra fredda 

saran protette da coperte di neve. 

Il tempo è questo del riposo e dell’ascolto. 

 Sara Ferraglia 

 Pubblicata nella raccolta antologica “ Tra un fiore colto e l’altro donato” ( Aletti editore- dicembre 2003)

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lunedì 1 ottobre 2007

Dove sono cresciuta...


Ritorno

Ritrovo in te le voci della scuola

Alla lavagna l’odore dei gessetti

Vecchie scarpe col buco nella suola

E noi bambini nei vestiti stretti.

Ritrovo in te la piccola bottega

Dove tutto costava sempre troppo

Affamato ricordo che mi lega

A sacchetti di stoffa col rattoppo.

Ritrovo in te il bucato nel cortile

Le lenzuola sul prato a veleggiare

Il sapone coi profumi d’aprile

Mare d’erba in un lento ondeggiare.

Ritrovo in te la sponda del torrente

Ed i pesci scovati con le mani

Sotto i sassi ed in mezzo alla corrente

Divenivano enormi pescecani.

Ritrovo in te la piccola fontana

Ed i vecchi seduti a raccontare

Di una vita un pò sacra un pò profana

Sotto un sole che sta per tramontare.

E ti porto i ricordi dei miei anni

Io son più stanca, tu rinvigorito

quando ritorno sfumano gli affanni

ringrazio il tempo che non ti ha sfiorito.

E ti porto ogni volta le emozioni

Che invadente tu all’anima derubi

E diventan poesia le sensazioni

Che regalo al tuo cielo e alle tue nubi.

mercoledì 26 settembre 2007

Una madre

Una madre

Io ti ricordo coi capelli neri

Raccolti sulla nuca a crocchia

Donna che nascondevi i tuoi pensieri

Quando prendevi me sulle ginocchia

Per quel tuo figlio perso nella guerra

Nell’anima tormento lacerante

Soltanto ti rimase un po’ di terra

E la sua voce sempre più distante

Negli anni tu aspettavi il suo ritorno

E lui viveva eterno nei tuoi gesti

Quand’io piccina ti giravo intorno

E m’aggrappavo ignara alle tue vesti

Un solido rifugio era il tuo fianco

Dolce giaciglio nella notte scura

A me bastava quel tuo corpo stanco

Per cacciar via del buio la paura

Io ti ricordo dolce e disperata

Anima in lotta contro il maestrale

Vela leggera dal tempo ammainata

Naufraga persa nel tuo antico male


( A mia nonna )

venerdì 14 settembre 2007

Poesia nella mia città



Notte emiliana
Mi siedo accanto a te amico mio,
tu bevi birra ed io una malvasìa
Straniero in questa terra sono anch’io
Da quando aspetto qui che sera sia.

Sulla via Emilia scorrono veloci
Luci e rumori nella nebbia fitta
Come fantasmi tornan volti e voci
Chiusi da tempo nella mia soffitta.

Pane e salame ed un bicchier di vino
Per festeggiare insieme un buon raccolto
Oppure la bottiglia del nocino
Per rincuorar l’amico triste in volto.

E quando il gelo tutto ricopriva
Sentivo già nell’aria la mattanza
La vita del maiale che finiva
Già prometteva sogni d’abbondanza.

Scompare il viso tuo nel denso fumo
Tu mi sorridi eppure sei lontano
E intanto io ricordo il suo profumo
Di Parma la Violetta e la sua mano.

Sulla via Emilia scorrono i ricordi
Si perdono sull’argine silente
Del “Va pensiero” mormoro gli accordi
Mentre cammino vecchio fra la gente.

Sara Ferraglia - 2005




Stamattina il torrente era in piena
Stamattina il torrente era in piena.
Tumultuosa e melmosa scendeva,
ed ai monti mostrava la schiena,
questa forza che ieri non c’era.

Sotto un cielo di nubi pesanti
nella nebbia che tutto avvolgeva,
sotto gli archi dei ponti tremanti
l’onda scura il suo corpo stendeva.

La guardava un vecchio passante.
Tutt’intorno cadevan le foglie,
lui chiudeva il cappotto pesante
e prendeva a braccetto sua moglie.

Lei diceva, parlando un po’ forte,
“E’ più grossa che nel trentadue.”
“Sai qual è la più grossa? La morte.
L’acqua và. Resteremo noi due?”

Lei si strinse al suo braccio e sorrise.
Calpestando il tappeto di foglie
lentamente in cammino si mise
quel vecchietto insieme a sua moglie.


Sara Ferraglia - 2003
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sabato 1 settembre 2007

E-mail che mi hanno lusingata...

13 settembre 2007 Segnalazione Concorso Nazionale di Poesia "Città di Giungano" La Pro-loco Giungano è lieta di comunicarLe che la poesia"Donna dell'est" è stata giudicata meritevole di segnalazionedalla Giuria che ha valutato le 244 poesie pervenute al ConcorsoNazionale di poesia "Città di Giungano"; pertanto La invita allacerimonia di premiazione che si terrà a Giungano sabato 29 settembre2007 alle ore 19,00 per la lettura musicata della suddetta ,lalettura della motivazione della segnalazione con la consegna dellatarga e attestato di partecipazione.Per il buon esito dellamanifestazione La preghiamo di confermare la Sua presenza via e-mail.In attesa Le porgiamo distinti saluti. 14 agosto 2007 E' tanto bella la sua poesia "Ricordo d'infanzia"! Una delle poche tra tanta banalità! :) L'ho letta sul sito del concorso con tema "La casa" (a cui sto partecipando anch'io con la poesia "Notturno"). Ho letto diverse poesie dopo aver inserito la mia e mi sono meravigliata di come la gente sia convinta che basti andare a capo un paio di volte per fare poesia... invece la sua era un'altra cosa... almeno ho una valida concorrente! :) Giorgia Tribuiani

venerdì 31 agosto 2007

Terra di Sardegna

E anche quest'anno le vacanze sono terminate; i colori, il calore e gli aromi della Sardegna sono ancora forti e accesi dentro di me.


Villa Jolanda

Bianca la casa negli aromi immersa
Cactus giganti bastioni silenti
Regno di pace per l’anima persa
che qui si spoglia dei suoi turbamenti.

Aspre montagne le fanno corona
e fichi d’india dorata cornice
Tronchi d’argento il maestrale prona
lungo la strada e sopra la pendice.

E nel silenzio della notte oscura
un geco sale lungo il muro bianco
Son luna e stelle a illuminar le mura
ed il giardino che le adorna il fianco.

Scuoton le fronde agli oleandri i venti
Robusti ulivi ombreggian la veranda
e sul cancello agavi possenti,
baluardo estremo di Villa Jolanda.

Sara Ferraglia

( Solanas, agosto 2007)

Abbraccio

Il nostro abbraccio in terra di Sardegna
sa di mirto selvaggio e nostalgia
Tu come l’onda che la sabbia segna
tessi la trama della vita mia.

Lidi ed approdi che son melodia
sussurrano che sei nata gabbiano
con le ali forgiate a volar via
e lo sguardo sul mare già lontano.

Scirocco ardente dal monte giù al piano
scuote le fronde all’ulivo d’argento.
Cala la sera, ti stringo la mano
mentre l’assenza nel cuore già sento.

Turchese il mare s’increspa col vento
sotto a un tramonto che l’anima impregna
d’aromi forti, d’intenso tormento
della selvaggia terra di Sardegna.



Sara Ferraglia


( Solanas, 16 agosto 2007 – a mia figlia
)


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mercoledì 13 giugno 2007

13 giugno 2007


Il suo cuore è un forziere serrato
dal sigillo del tempo severo
e dal morso di nuova paura
Con amore di figlia ho tracciato
sul suo petto tremante un pensiero
“Per favore, trattare con cura”.


(Sara Ferraglia, Ospedale di Brescia- giugno 2007)
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